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«Ai testi, che sottraendosi alle convenzioni metriche accentuano gli aspetti fonici di un versificare ricco di iterazioni e assonanze, corrisponde una musica svelta ed essenziale, sempre attenta ai cambi d’atmosfera, che dialoga con la voce recitante in un gioco di continui rimandi. Ed è questo gioco a riuscire vincente: lasciando che si producano gli spazi del sentire individuale, che garantiscono la tenuta d’assieme, la musica riesce non solo a farsi ascoltare, ma in modo abbastanza inusuale mostra anche di voler ascoltare. Sia perché le voci si ascoltano fra loro: quella dei testi con quella recitante e quella degli strumenti, sia perché coinvolgono l’ascoltatore interrogandone la sensibilità sotto il profilo acustico e intellettuale.»

(dalla presentazione al cd di Giorgio Rimondi)

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«Le composizioni di Cipriano si soffermano sugli aspetti fonetici della parola, rispecchiano la costruzione di un "assolo" con note e sillabe legate tra loro, in un preciso sistema di regole. Ed è infatti evidente la "costruzione musicale" dei testi: è una scrittura, quella di Cipriano, profondamente strutturata, che lascia l'improvvisazione alla performance dell'attore, nell'idea che l'unica libertà della parola poetica si realizza nell'espressione orale, mentre il testo scritto rispetta sempre le sue regole ed il suo ritmo. Alcune poesie parlano proprio della musica e del mondo del jazz, da Cipriano a lungo amato e "frequentato".. ».

(Silvia Tessitore, 2003)

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«Le parole, quelle pittoriche, quasi fotografiche, di Domenico Cipriano, poeta irpino di Guardia dei Lombardi, firma in decisa affermazione nel panorama nazionale della giovane poesia d'autore. Le note, quelle cristalline ed essenziali di Enzo Orefice, avellinese, pianista e compositore, già ascoltato con successo al fianco di Piero Leveratto, Ada Montellanico, Maurizio Giammarco, Ettore Fioravanti, Antonio Onorato, Marco Zurzolo. Infine la voce, quella recitante di Enzo Marangelo, solofrano, attore e regista, colonna portante di un CD tutto costruito sull'alternanza di parole e musica da ascoltare, ma forse ancor più, da leggere».

(Il Mattino, 20 aprile 2004)

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«…Le note richiamano versi, prodotto 'classico' di jazz-poetry in cui su tessuti be-bop di buon livello la voce di Enzo Marangelo recita, con accenti a volte sommessi, a volte quasi futuristi, i testi di Domenico Cipriano che narrano di musica e vite 'alla Birdland' in un mondo in cui ormai «le persone / cercano di somigliare ai piatti che regalano».

(Lello Voce, L’Unità, luglio 2004)

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«…the poetry is about the music. Marangelo reads it in animated voice, but he doesn’t get over-drammatic in his readings and that’s actually quite refreshing. There appears to be a naturalness in his phrasing. Pianist Orefice is the dominant voice in the trio and he has a melodic style, with a firm touch and strong technique. Chick Corea of the late ‘60/early70 might be a point of reference. The tracks seem to flow from one to another and the entire set palys as a suite. […] these poems were meant to be read as a set or written specifically fort this record».

(Robert Iannapollo, Cadence, U.S.A., agosto 2004)

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«Un’eccentrica fusion tra versi e musica, tra la poesia e il jazz, ma avendo cura di conservare l’autonomia dei due diversi linguaggi, pur nel loro continuo incastro di suoni».

(Nino Marchesano, La Repubblica, 29 settembre 2004)

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« Il risultato è più che soddisfacente proprio perché la voce recitante e la musica improvvisata si ascoltano e si cercano reciprocamente, trovando – se non una sinestesia – almeno diversi punti di contatto e di relazione. Il legame avviene per lo più a due livelli: da un lato sul piano dei contenuti (poesie che parlano di jazz) e dall’altro rispettando sillabazione e metrica, con brani letterari intenti, talvolta anche drammaturgicamente, a rapportarsi ai battiti e alle sincopi della stessa musica.».

(Guido Michelone, Musica Jazz, ottobre 2004)

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«L'intero lavoro è per originalità, suggestione ed eleganza, una delle migliori registrazioni italiane dell'anno.»

(Neri Pollastri, Allaboutjazz, ottobre 2004)

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«…l'esperimento della JP Band si presenta come un curioso ensamble di jazz ottimamente suonato e parola poetica jazzata. […]la particolarità sta nel fatto di fare la parola suono, al di là di ciò che esse sostanzialmente esprime e di farla vivere direttamente con il suono. ».

(Antongiulio Zimarino, Jazz Convention, ottobre 2004)

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«Una contaminazione cosciente, mai fine a se stessa, che non monopolizza l’interesse ma anzi si rende trasparente quando ci si appresta a godersi un disco realizzato con passione di cui sono testimoni la ricerca e la cura dei particolari. ».

(Dimitri Berti, Jazzitalia, novembre 2004)

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«Così nel “Le note richiamano versi” della “JP band” la musica scritta da Orefice omaggia i contenuti delle poesie, rispettandone il tessuto ritmico intarsiato tra settenari, ottonari e decasillabi, e coniugando il tema di fondo, rappresentato dalla mondo della musica jazz, con riflessioni civili, il rispetto della Storia e l’importanza del viaggio per capire se stessi. Proprio quest’ultimo tema, tanto amato dai “beatnick” può presentarsi come chiave di lettura del complesso lavoro di ben 19 brani…».

(Raffaele Barbieri, Sinestesie, II quaderno, anno 3, 2005)

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«I very much appreciate the spirit of your recording. I think you truly listen to the musicians, and the interaction between language and music is stronger than most recordings in this genre. ».

(Sascha Feinstein, Brilliant Corner, U.S.A., aprile 2006)

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«Le note richiamano versi, intona fin dal titolo una balda e sincopata dichiarazione di poetica: “dispersi tra gente perplessa / frapposta ai volti complessi / assorti ai passaggi contorti / immensi richiami di sensi / di gonne fascianti le gambe / i fianchi nel grigio: unione / dei toni bianco-nero baritono”… Suadenti vezzi o sprezzature semantiche sempre in gradito e sospeso bilico fra allitterazioni, assonanze, onomatopèe, o spesso rime prolungatamente briose, maliose, corpose: “La voce / foce da cui tracima / l’istante creativo / del doppio equilibrista: / comparsa e protagonista”»

(Plinio Perilli, Poesia, n. 214, marzo, 2007)

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